
Negli scorsi mesi sono stati pubblicati i risultati di uno studio molto interessante che riguardava il lavoro “ibrido”, diffusissimo dalla pandemia in poi. Per lavoro ibrido si intende una modalità di lavoro agile, che combina lavoro tradizionale con lavoro da remoto. Probabilmente il dubbio , che questo modello potesse andare ad incidere sulla produttività e sugli slanci innovativi delle aziende, ha sfiorato tante organizzazioni ed i loro manager ma i risultati dello studio sono abbastanza confortanti.
Tra il 2021 ed il 2022 le Università di Stanford, Pechino e Hong Kong hanno condotto una ricerca sui 1612 dipendenti di un’azienda di Shangai, dividendoli in due gruppi: una parte di loro poteva lavorare da casa due giorni su cinque, mentre l’altro gruppo andava a lavorare in ufficio cinque giorni su cinque.
I risultati della ricerca sono stati positivi: non c’è stato nessun calo di produttività né calo di soddisfazione da parte di colleghi e/o clienti, né diminuzione dei tassi di promozione.
Inoltre sono emersi alcuni aspetti positivi molto interessanti. Quali?
- Aumento del tasso d soddisfazione tra i dipendenti
- Diminuzione del tasso di dimissioni
- Diminuzione dello stress da pendolarismo (e quindi anche meno stress legato alla cura dei figli)
A ciò si deve aggiungere che l’azienda ha affrontato meno costi, grazie al ridotto tasso di dimissioni.
Insomma maggiore benessere dei lavoratori e minori costi per l’azienda: il modello del lavoro ibrido si è rivelato vincente!
Se vuoi approfondire questo argomento, vai allo studio pubblicato su “Nature”. Qui di seguito il link:
Hybrid working from home improves retention without damaging performance | Nature
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